Che settimana. La terra trema ancora, in Siria è oramai tragedia senza paragoni, i profughi arrivano, anche questa settimana qualcuno ha ammazzato una moglie e dei figli. Fino alla settimana scorsa eravamo soliti commentare: “Sembriamo senza governo!”. Adesso lo siamo anche.
Che vangelo. Giovanni sente parlare delle opere di Gesù e chiede se Gesù è davvero chi pensa che sia. Gesù risponde con un elenco di opere. Sembra quasi un discorso di fine mandato: “Abbiamo fatto questo… quello…”.
Quale il nesso tra la settimana e il vangelo? L’interrogarci su tre dimensioni.
L’occhio. Cosa guardiamo? L’apparenza o la profondità? Siamo quelli che ritaggano ogni bufala su internet indignandoci e digrignando denti di fronte a notizie inesistenti o siamo quelli che si informano, che chiedono? Spettegoliamo o facciamo verità?
La mano. Cosa facciamo? Perché Gesù risponde con un elenco di opere quando Giovanni è partito dalle opere per chiedere di Gesù? Perché è vero che dai frutti li riconoscerete. Le nostre azioni, soprattutto quando sono opere, dicono chi siamo. Non è possibile evitare il passaggio delle azioni. Chi ama deve dimostrarlo con i fatti. Chi è onesto deve dimostrarlo con i fatti. Chi crede in qualcosa (o in qualcuno) deve dimostrarlo con i fatti. Questo non solo per coerenza ma per essenza. Perché siamo anima e corpo e l’azione è riflesso di quello che facciamo.
La testa. Cosa pensiamo? Perché se è vero che le opere dicono chi siamo, è anche vero che anche il pensiero è un’azione. Se Gesù risponde in quel modo è perché fa vedere il motivo delle sue azioni, il progetto che sta dietro le azioni. Le azioni dicono pienamente chi siamo quando sono intenzionali e progettuali, quando dicono la visione che ci sta dietro.
Il vangelo di questa settimana ci dice che abbiamo bisogno di occhio, mano e testa… e se tranne in qualche film o fiction non avete mai visto un occhio girare da solo, una mano muoversi staccata dal corpo o una testa parlare sospesa per aria… beh è perché devono lavorare sempre tutte e tre insieme, accettando la fatica dello stare insieme.
Il cammino d’avvento continua, proviamo a viverlo con occhio, mano e testa. Insieme.
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».